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Direttivo GFT

Direttivo GFT al lavoro

Oggigiorno non è più così necessario spiegare in cosa consiste l’attività di Triage poiché la sensibilità e le conoscenze relative a tale argomento hanno subito una rapida evoluzione. Nel nostro lavoro quotidiano bisogna sì guardare avanti ed essere costantemente aggiornati ma la ricerca storica è sempre molto importante poiché, non dimenticando il passato, ci permette di non considerare “scoperte” conoscenze che erano già note nel passato ma soprattutto di evitare di commettere gli stessi errori dei nostri predecessori. Può essere, quindi, molto interessante ed entusiasmante andare a scoprire insieme le sue origini con un viaggio nella storia…

Il termine Triage, dal francese trier che significa scegliere, non nacque in origine per gestire il sovraffollamento dei Pronto Soccorso; ciò è avvenuto successivamente, come evoluzione del soccorso extraospedaliero. Questo, a sua volta, nasce dalla sanità militare con una sua storia complessa ed interessante per tante sue peculiarità.

Nel primo vero manuale di Pronto Soccorso italiano del Dr. Carlo Caliano, “Soccorsi D’Urgenza” del 1889, viene riportata una frase del chirurgo militare tedesco (Friedrich von Esmarch) che recita:

“quanti che si sarebbero potuti salvare muoiono miseramente perché nessuno degli astanti ha saputo loro apprestare in tempo il soccorso opportuno”.

Nei tempi antichi l’unico esercito che poteva vantare una vera e propria struttura organizzata di soccorso fu quello romano, ove l’assistenza ai feriti avveniva direttamente nel campo di battaglia avendo in dotazione cassette di pronto soccorso contenenti strumenti chirurgici, bende e lenimenti.  

Per quanto riguarda il trasporto ed il sollecito soccorso, se inizialmente i feriti potevano essere rimossi dal campo di battaglia anche il giorno seguente, anche il soccorso sul campo di battaglia si trasformò progressivamente. Infatti, in epoca napoleonica nelle sanguinose guerre che si verificarono, il chirurgo capo dell’armata francese, il barone Jean Dominique di Larrey, ebbe l’intuizione di organizzare i soccorsi ai soldati feriti sul campo con l’ausilio di un servizio di “ambulanze volanti” che permise il “trattamento rapido” dei feriti sul campo di battaglia ed un “trasporto più veloce” agli ospedali da campo. Tutto questo avvenne con criteri antitetici ai nostri, per una condizione di necessità (maxiemergenza): scelse, infatti, di soccorrere per primi quelli che avevano subito lesioni meno gravi sia per una prognosi più favorevole sia perché erano più rapidamente recuperabili per la battaglia.

In questa evoluzione nacque anche il dovere etico di curare tutti i feriti, anche quelli di parte avversa:

“si comprende benissimo che nel posto di medicazione vanno curati tutti i feriti senza distinzione di nazionalità, o per meglio dire, di parte dei combattenti. Amici e nemici insieme” 

Rossi G. “la Croce Rossa Italiana e la Sanità Militare” Milano 1908

Per esempio nel lavoro del Dr. Bartolo Nigrisoli “Osservazioni e pratica di Chirurgia di Guerra”, nella campagna del Montenegro del 1912 e anni successivi, vi sono esempi di collaborazione fra medici svedesi, austriaci e turchi nell’ospedale italiano di Podgoritza. Vengono segnalate le buone condizioni organizzative e d’equipaggiamento dell’ospedale italiano che cura anche feriti di parte avversa.

“di tali antichi suppuranti alcuni, specialmente turchi, erano in condizioni gravissime con arti ciondolanti, enormi suppurazioni, vasti e profondi multipli decubiti”

Trattati nell’ospedale italiano i risultati furono veramente buoni con miglioramenti e guarigioni significativi.

Riguardo alla selezione, ciò che noi chiamiamo “Triage intraospedaliero” veniva effettuato con modalità simili e con appropriato termine in lingua italiana già durante il primo conflitto mondiale. Era la fase della “Cernita” dei feriti, effettuata al posto di medicazione, che era la prima stazione di soccorso e smistamento. Qui venivano utilizzate delle così dette “tabelline diagnostiche” con codici colore di priorità , con due tagliandi uno rosso ed uno verde: sulla tabellina si scrivono tutte le indicazioni necessarie del ferito riguardanti il Corpo d’Armata, la Divisione, il Reggimento od il Corpo cui s’appartiene…, nonché la lesione riportata, le medicature o le operazioni praticate e se definitive o provvisorie. Infine, tenendo sempre presente il concetto dello sgombero, si indica se trasportabile o no. Sul tagliando verde è scritto trasportabile, sul tagliando rosso non trasportabile e per tal modo si staccano entrambi i tagliandi se il ferito può camminare ovvero l’uno o l’altro secondo che sia o non trasportabile.

A quei feriti peraltro, pei quali occorra un soccorso urgente dopo la prima medicatura o intervento praticato al posto di medicazione, si aggiunge un’altra tabellina bianca su cui è scritto appunto: urgente. La tabellina diagnostica, completata di tutte le notizie occorrenti, viene appesa alla giubba o al cappotto del ferito e messa bene in mostra. In caso di avanzata o di ritirata del reparto il posto di medicazione si sposta, viene sgombrato, rimanendo sul luogo il personale e il materiale strettamente necessario per l’ulteriore soccorso.

Massarotti G., “Ospedalizzazione Militare in Guerra”, Rava e C. Editori, Milano 1915

Già durante il primo conflitto mondiale la Sanità Militare, nel fare la cernita dei feriti, compilava la scheda di triage e utilizzava una codifica di priorità con codice colore bianco, verde e rosso. Veniva quindi utilizzato il termine italiano cernita, dal latino cernere che significa scegliere, selezionare, accorgersi, capire, deliberare, decidere... (Castiglioni, Vocabolario della lingua latina) Tuttavia, pur avendo nella nostra storia italiana un antenato dell’attuale scheda di triage (tabellina diagnostica) ed un termine italiano appropriato per la funzione di Triage (cernita), quando, in epoca più recente, nacque la necessità di selezionare i malati, che affluiscono ai Pronto Soccorsi, si scelse, trascurando la nostra lingua, di utilizzare un termine francese.

Nella sua versione moderna il Triage è nato nel 1960 negli Stati Uniti, dove una quota importante della popolazione non aveva (e non ha tuttora) una copertura assicurativa sanitaria. Il Pronto Soccorso era, quindi, l’unica struttura tenuta per legge federale (Cobra Legislation) a prestare gratuitamente la prima assistenza.

In Italia si è iniziato ha sentire la stessa esigenza intorno al 1990 quando si è verificato un aumento progressivo del numero di pazienti che affluivano al Pronto Soccorso, con un’incidenza sempre più elevata di casi non urgenti.

Infine si può formulare come un’osservazione che il Triage è una disciplina che si deve adattare a tante e diverse esigenze e situazioni: geografiche, ambientali, logistiche, culturali, organizzative… Noi siamo abituati a conoscerlo principalmente come triage ospedaliero, ma è necessario ricordare altre forme come quello che si attua nelle zone colpite da catastrofi, guerre ed altre calamità naturali: anch’esso selezione, ma giustamente con criteri antitetici da quelli a cui siamo soliti pensare!

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